Non c’è separazione se c’è relazione
Non c’è separazione se c’è relazione: questa frase racchiude in poche parole il senso del tempo che sto vivendo.
Da sempre le chiusure e i saluti mi mettono alla prova, ho sempre fatto fatica a lasciar andare, a prendere decisioni definitive per il timore di sbagliare, di non essere all’altezza di quella decisione, di non avere il controllo…e andare avanti da ‘soli’ fa paura. Nel tempo ci ho lavorato, ho capito e il mio lavoro è stato una vera palestra.
Ogni terapeuta ha il compito di aiutare le persone, con i propri strumenti e trovandone di nuovi, accompagnandole per mano passo dopo passo, ma pronto a lasciare quella mano quando arriva il momento giusto per farlo.
Quello che si crea in un percorso di terapia penso resti per sempre, sotto forma di riflessioni, come frutto di cambiamento o conferma di quello che siamo, come modello di relazione differente, come mettersi in gioco.
E dalla parte del terapeuta cosa c è quando si chiude una terapia?
C’è sicuramente l’esigenza di curare quella chiusura, c’è commozione…. Come un bambino che ad un certo punto si alza in piedi e una caduta dopo l’altra, prima tentennante cercando appoggi poi sempre più sicuro inizia a camminare così…. una persona che riconosce di essere in grado di farcela da sola, di comprendere di avere gli strumenti per potercela fare… è un momento impagabile.
E poi ci sono mille emozioni che si alternano, si ripensa alla strada fatta, alle fatiche condivise, a quei momenti in cui senti che si è creata quella relazione essenziale per poter andare avanti e poterci credere davvero, ai vacillamenti, ai peggioramenti e ai miglioramenti.
Se si potesse avere un’immagine di ogni persona che varca lo studio nei primi colloqui e poi come questa possa modificarsi nel tempo, arrivando alla chiusura…
Spesso mi vengono fatte domande sui percorsi, mi viene chiesto come si fa a ricordare le storie di vita di ognuno, se alcune storie mi colpiscono di più, se ‘me le porto a casa’. Come in ogni relazione, qualsiasi essa sia, ci sono persone con cui si entra in sintonia subito, altre che richiedono di mettere in campo ‘parti’ differenti di sè. Ci sono storie che…….risuonano dentro. E c’è tutto un lavoro che ogni terapeuta deve fare oltre il colloquio per cercare di costruire il meglio, a volte anche riconoscendo qualche errore o le difficoltà.
Ma oggi penso di avere una certezza: non esiste un percorso uguale all’altro semplicemente perché non c’è una vita uguale all’altra. Ci sono ‘solo’ persone che portano con fatica il loro vissuto, chiedendoti di conservarlo e non c’è bene più prezioso.
Gocce di Psicologia
Cristina Mariani
Psicologa Senago
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